Destini diversi
Con il morale a terra e senza aiuto,
non più casa, ne soldi ne lavoro,
una vita vissuta con decoro,
dalla quale non son più benvoluto.
Col cuore a pezzi ma ormai deciso,
guardavo l’acqua andare verso il mare,
nella mente un disegno ben preciso,
farla finita e smetter di penare.
Durante il breve viaggio verso l’acqua,
sparisce il senso di disperazione,
ma è troppo tardi, non vivrò la Pasqua,
non ci si uccide senza un intenzione.
Dopo il tuffo, appena riaffiorato
cercavo un appiglio per non trovarmi
nel gorgo che m’avrebbe risucchiato,
un angelo ho trovato per salvarmi.
Cesare la mattina andando a pesca,
tutto pensava, mai pescare un uomo
che era emerso accanto alla sua barca,
lui annaspava, gli lancio il suo remo.
“Grazie Cesare, io mi chiamo Tito,
tu hai salvato un relitto umano,
senza casa e lavoro son finito,
non ho nessuno che mi dia una mano.”
A lui ho narrato il folle gesto,
il quale m’ha esortato a non mollare,
l’orgoglio è ritornato al giusto posto,
si tocca il fondo per ricominciare.
Cesare è un facoltoso benestante,
siam diventati amici da quel giorno,
per me ha un progetto nella mente,
ora che son tornato dall’inferno.
M’ha eletto a suo fidato consigliere,
ho un lavoro e un modesto alloggio,
grazie a lui son ritornato a vivere,
alla mia vita pagherò il pedaggio.
Viviamo una letale pandemia,
che ci costringe ad evitar contagi,
e tanta gente sta portando via,
nel mondo intero sta facendo stragi.
Cesare m’ha insegnato cosa sia
la solidarietà a chi ha bisogno
dare cibo e speranze a chicchessia,
insieme attueremo quel progetto.
Purtroppo Cesare s’è contagiato,
il nostro sogno rimarrà incompiuto,
è morto solo, triste e sconsolato,
ma per salvare lui, nulla ho potuto
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