Io e Lucifero.
Era legato a un palo autostradale,
giunto al limite della sua esistenza,
detti assistenza al povero animale,
che ormai giaceva lì senza speranza.
Era disidratato, gli occhi spenti,
sporco denutrito, di grossa taglia,
gli abbandoni comportano tormenti,
ma ora ha ritrovato una famiglia.
Dopo averlo sfamato e ripulito,
adesso un nome bisognava dargli,
Lucifero così l’avrei chiamato,
compagno d’una vita pien di sbagli.
Lucifero è con me riconoscente,
colma il vuoto lasciato da Martina,
la donna che ho amato follemente,
fuggita via da me una mattina.
Il nuovo amico è un labrador di razza,
vivo con lui momenti delicati,
la sua presenza infonde sicurezza,
e mette in fuga i malintenzionati.
Durante una normale passeggiata,
un ombra sul ponte nell’oscurità,
corre piangendo verso l’inferriata,
assai decisa a togliersi la vita.
Lucifero,capite le intenzioni,
di corsa si lanciò verso una donna,
furono attimi pieni di tensioni,
il cane si aggrappò alla sua gonna.
Tanto grande fu la mia sorpresa,
la mancata suicida era Martina,
da crisi depressiva è stata presa
quando sposata ha perso la bambina.
Con lei un altra vita è iniziata,
rispetto la sua pena e il suo dolore,
s’è ritrovata sola e abbandonata,
l’amore è ritornato nel suo cuore.
Quanto m’è stato caro questo cane,
Lucifero ha cambiato la mia vita,
fa parte delle mie vicende umane,
con l’accoglienza è chiusa una ferita.